In ultima
analisi, lo scenario che proponiamo, si configura come
un "biolaboratorio" che si distende su tutta l'area
elidendo qualsiasi forma di priorità tra spazio aperto e
spazio costruito. Questi elementi, perimetrati da un
sistema fitodepurativo e da una vegetazione "densa",
necessaria al mantenimento delle biodiversità
faunistiche, concorrono a creare un ciclo conchiuso ed
autosufficiente, integrato anche dall'utilizzo di una
superficie fotovoltaica in grado di soddisfare i bisogni
energetici di tutte le attività.
Il livello di
sostenibilità dell'intero intervento non si esplica
solamente, però, nell'utilizzo di fonti di energia
rinnovabile. La progettazione di un sistema funzionale
complesso, che possa porsi al servizio e diventare punto
di riferimento ed innovazione per le realtà agricole di
punta del territorio di Sona, significa anche ribadire
la centralità di quest'ultimo e delle biodiversità che
esso esprime, rispetto ad un ulteriore possibile
sviluppo. Suggerisce come solamente un circolo virtuoso
tra ambiente, territorio e attività umane sia l'unica
strada da dover perseguire. |
La memoria e il contemporaneo.
La struttura esistente rappresenta un vero e proprio
pezzo di archeologia industriale, con i propri trascorsi
storici e una propria memoria, che il progetto vuole
conservare e rinnovare. Si propone quindi di mantenere
questa immagine di scheletro con concluso, lasciando la
struttura a vista ed inserendo al di sotto della sua
copertura diversi volumi di diverse taglie, in modo da
creare un dialogo dimensionale tra la grande opera in
ferro, i nuovi elementi aggiunti, gli uomini che lo
abiteranno e il paesaggio circostante.
La piattaforma in calcestruzzo, anch'essa esistente,
diventa una sorta di "tappeto" progettuale che individua
il piano sottostante la struttura come un sotto-spazio
da attrezzare e da vivere, dotandolo così di nuovo
significato. La piattaforma è trattata come piazza, come
elemento distributivo su cui si organizzano tutte le
altre funzioni. |
PAROLE CHIAVE
Contestualizzazione, Identità, Risorse Locali,
Sostenibilità, Agricoltura, Turismo, Strada del vino,
Mercato, Scatole impilate, Consumo a Km zero, Energia
rinnovabile, Aggregazione, Capannone di Ferro, Riciclo.
IL CONTESTO: VALUTAZIONE E FUOCHI
PROGETTUALI
Il capannone, costruito per esigenze industriali, ha
perso la propria identità "industriale", prima di tutto
perchè non è mai stato usato per questa finalità, poi
perchè, essendo nell'era post industriale, dare ad un
capannone nuovamente la funzione originaria, solo perchè
si ha in mente l'equazione capannone=industria, è
illogico ed economicamente svantaggioso.
Il "Capannone di ferro" tra
l'altro, non ha nemmeno un identità urbanistica, perchè
è "fuori luogo", inserito nella campagna, tra vigneti,
gli arboreti, nel paesaggio agricolo (per usare il
linguaggio del PRG, è fuori zona).
In pratica il "Capannone di
ferro" è decontestualizzato.
Marcel
Duchamp diceva che " un oggetto può cambiare il
significato, mantenendo intatta la sua forma.
L'importante è il contesto con cui si vede qell'oggetto".
La riconversione delle funzioni del Capannone di ferro è
il mezzo per riconoscere l'oggetto come parte del
paesaggio.
Come si può dare un identità ed
una riconoscibilità sociale?
L'idea è stata quella di puntare proprio sulle risorse
locali per raggiungere una piena sostenibilità
economica, ambientale e sociale del progetto e per
integrare il Capannone al proprio contesto.
L'analisi swot,
una tecnica usata nella pianificazione territoriale per
la valutazione ex-ante di piani, programmi, progetti e
politiche del territorio, ha permesso di ricostruire
l'insieme dei punti di forza ed i debolezza del contesto
locale, le opportunità e le minacce, derivanti da
fattori esogeni, producendo opportuni fuochi
progettuali, declinati poi in azioni specifiche, che il
progetto ha puntualmente ripreso. L'analisi è stata
condotta concentrandosi sul sistema della viabilità che
insiste sul contesto del Capannone, su quello
economico-paesaggistico e quello ambientale. |